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una così piccola che quasi non si vedea. Provò e volle fortuna che la chiave le si adattasse benissimo. Die’ una mandata: ora dobbiamo aspettare che l’abbia aperta, alzi il coperchio così vedremo quali cose rare sono nella cassetta.


MASTRO LESINA.


Mastro Lesina era un ometto segaligno, non riposava mai un momento e parea avesse l’argento vivo indosso — Pallida avea la faccia e piena di butteri, rincagnato il naso, grigi ed irsuti i capelli; gli occhi piccoli e si vivaci che non poteano star fermi. Osservava tutto, criticava tutto, ogni cosa sapea far meglio degli altri e sempre voleva aver ragione, Quando andava per la strada, fortemente dimenava le braccia; di modo che un giorno urtò in un secchiello pien d’acqua che una giovinetta portava in sulla testa, lo gettò in aria e tutto ne fu bagnato. Scimunita, le disse, mentre si scotea gli abiti, non potevi vedere che io ti venia dietro?

Di mestiere era calzolaio: quando lavorava, con una tal furia tirava lo spago, che dava de’ pugni nel ventre a quanti non si teneano a certa distanza. Non eravi lavorante che rimanesse più di un mese con lui; poichè sempre avea a ridire sul lavoro anco il più ben fatto. Ora i punti non erano eguali