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viii. - Le due milionàrie | 77 |
nevolenza ed ammise in parte quello che io dicevo: — Ma casi rari. Eco: Lydia Dolores! La ga avuo i la fortuna de nàsser co la lìrica nei pié; la podaria arivar a un alto grado, ma ghe manca la condota, no la ga mètodo. Za, in arte ghe ze çento che tenta e una che riesse....
— Verità sacrosanta! — dissi — Brava, signora!
(La mia calda lode la lasciò indifferente).
— Scusi — domandai — e lei che mi pare che àbbia mètodo, condotta, e anche giudìzio...?
Punto primo: lei era artista, ma non cèlebre; cioè non possedeva, come la signorina Lydia Dolores, quella che si potrebbe chiamare «la messa in valore».
— E punto secondo? — domandai.
— Mio caro — disse in italiano fissàndomi bene in volto con quelle sue fredde pupille —, io dò soltanto la..., — e mi investì con quella parola oscena, che nell’intenzione di lei voleva significare «io non sono oscena, io sono soltanto fisiològica». Mi sentii le vampe alla fàccia a quella parola, e un non so che di àrido nella gola. Colei rimase impassìbile.