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viii. - Le due milionàrie | 73 |
Io ero a questo punto della mia intervista, quando mi sentii balzare sul sofà. Era la bruna che era balzata venèndomi da presso: ed io ero balzato per contraccolpo. Ella — mentre io meditavo su la sozzura notturna — aveva frugato nella sua borsetta d’oro.
— Un’allumette per piacere, — disse presentandomi la sigaretta penzoloni dalle labbra.
Offrii la fiamma, la quale insieme con l’àcqua non si può rifiutare all’uomo e neanche alla donna. Colei accese, aspirò, scosse la compagna, le offrì una sigaretta: ma essa ripetè:
— Go sono!
La bruna allora mi fissò in volto: disse a bruciapelo:
— Noi siamo milionàrie. Certo, milionàrie! Siamo state in automòbile questa notte; e adesso andiamo a letto. Ci alzeremo quando ci piacerà.
Aveva un metallo di voce roca, bruciata dall’arsura delle sigarette.
— Io, signora — dissi rispondendo dopo essermi un po’ riavuto, — non sono ancora milionàrio; ma meriterei di èsserlo. Non vado a letto perchè mi sono levato da poco: andrò anch’io in auto-