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62 | viàggio d’un pòvero letterato |
— Può darsi, mia cara: anzi vi dirò che viàggio per cura — e mi alzai. — Avete una sigaretta?
Guardai l’orològio: quasi mezzodì
— Venite fuori — dissi — a far colazione con me?
— No, no! E poi la mia mamma è ammalata.
Mi profersi di andarla a salutare.
— Inùtile. È completamente sorda.
Mimì socchiuse un ùscio: disse:
— Guardàtela là!
I miei occhi guardàrono di sfuggita in un’altra càmera: vidi una testa immòbile, scarna, in un enorme letto ex-matrimoniale, col capo ravvolto in un fazzoletto bianco, lungo come una mìtria.
— Se è sorda, non sente. Mettètevi il cappello, e andiamo a far colazione.
— No.
— Perchè?
— Prima perchè siete lùgubre, ed io non voglio sentire discorsi lùgubri.
— E poi?
— Come siete curioso. E poi perchè aspetto qualcuno.
— Chi? Un vostro amante forse?
— Cosa vi interessa di sapere chi aspetto?