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50 | viàggio d’un pòvero letterato |
so che di spiritato nelle pupille. Dalla fronte, per le finìssime chiome, pareva vaporare il misterioso ardore della sua giovinezza.
Nel tempo che Bologna fioriva di bizzarrie e gentilezza, Spad.... ebbe per qualche anno gran nome. Lo rividi vivo col pensiero: pàllido, supremamente elegante e sprezzante, signorile e plebeo. Si uccise a trentanni. Lo Spad.... era stato il mio formidàbile rivale, non perchè egli amasse Mimì, o conoscesse me, mìsero studente; ma perchè lei era pazza per lui.
— Eròico? — risposi. — Uno squilibrato, un ubriaco di assènzio e di paradossi, che scambiò il pòrtico del Pavaglìone e l’àngolo delle Spaderie col vasto mondo. Se avesse pensato seriamente che quei due colpi di doppietta contro la sua testa costituivano l’ùltima sua réclame, non lo avrebbe fatto.
— Voi non capite niente — disse Mimì. — La sua era un’altra morale; e voi siete rimasto piccolo borghese.
— Pìccolo borghese? Credete di offèndermi? Ma no! È una delle poche cose buone che rimàngano all’Itàlia. Certo quando penso che voi vi siete prodi-