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Capìtolo vii.


CHE COSA VOLEVA MIMI.


Mimì abitava ancora il vècchio appartamento della sua vècchia madre, in una casa diroccata, che dovette èssere un antico monastero. Ma salendo le scale, un lezzo di stantio mi si avventava alle nari. «In verità — pensai — questo nauseabondo fortore era, forse, preesistente. Ma chi se ne accorgeva allora? Era tutto paciulì.»

Riconobbi ancora l’antica porta, l’antico cordone del campanello.

Mimì venne ad aprire in fresco àbito da mattina, visetto incipriato, riccioletti attorno alla fronte: gioiosamente. Mi introdusse in una stanzetta, che guarda sui tetti: era ancora l’ùmile stanzetta con il pìccolo lettùccio da ragazza.

Ma le memòrie del teatro e della vita sua errante; cose bizzarre, ritratti, fiori, libri, avèvano finito per coprire le pareti