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sità, un nasetto impertinente, belle labbra sane a cuore, e gusti eccezionali. Le compagne la chiamàvano marchesa Stracciolini. Ah, se io, a quegli anni, avessi fatto qualche scàndalo, Mimì mi cadeva bell’e cotta sul piatto. Ma io ero un sàggio giovanetto e le offrivo il matrimònio.

Però che màggio allora in Bologna! Tutte le sue torri èrano rosse, tutte sventolàvano orifiammi e gonfaloni; ed i versi di Guido bolognese (si spiegàvano allora in iscuola) dove dice di madonna Lucia che portava così bene in testa un cappellino di vajo:


Chi vedesse Lucia un var cappuzzo
In co’ portare, e come le sta gente,


mi dàvano la nostalgia dell’amore in tutti i sècoli. Mimi portava un berrettino di lapin bianco! Come le stava gentilmente tuttavia! Mimì a me pareva come la regina di Bologna, e il visetto suo bianco mi pareva dealbato col misterioso issopo. Era forse un po’ di volgare paciulì. Quella Mimì bolognese che sapeva di, paciulì! Ella non era nè più nè meno di tante altre; eppure io non la