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36 viàggio d’un pòvero letterato


Quante donnine van girellando per queste tàvole! Chi saranno?

Vècchie attrici che hanno navigato; artiste erranti che navigheranno; fanciulle senza famìglia, senza focolare, con un pìccolo bagàglio qua e là, un amante qua e là. Tutta un’amàbile promiscuità.

Qualcuna parla un po’ forte, e in realtà ha la voce flautata e profonda del palcoscènico. Qualche piccina discute in grande stile. Qualche bocca a cuore ride con perversa intelligenza. Un sospiro, un giudìzio d’arte teatrale, intercalato con il vocale badinage bolognese: «Mo che nervous tutt’incò! Offrìtemi una gita in automòbile». Ròmpono lo sbadìglio mutando tàvola; si accostano all’uno e all’altro; màngiano con gràzia pìccole cosine: un banano, un fritto dolce, taiadlein con l’odore caldo del ragù. Una, pàllida, immota, pare fissa nella punta della sua scarpetta. Mi manda il fumo oppiato di una sigaretta. Un giovinetto le deve aver detto: «t’amo», perchè colei risponde forte: «t’amo, t’adoro come la salsa di pomidoro». Riprende a fumare con le labbra sprezzantemente cascanti.