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Capìtolo v.
BOLOGNA DI NOTTE.
Arrivo a Bologna da Verona; ore dodici e dieci minuti dopo la mezzanotte. L’Hôtel Moderne, o Hôtel Bologna, o Bologna meublé, o comunque si chiama, è tutto occupato.
— Aspetti bene una mezz’ora, — mi dice un personàggio tutto stilizzato, tutto esòtico, ma con un accento così bolognese che era impossìbile rèndere esòtico. — C’è un signore in partenza, e le faccio sùbito mèttere in òrdine la càmera.
— Merci, monsieur le concierge; e nel frattempo andremo a bere una birra.
Cara, vècchia Bologna, me ne congràtulo per te, e mi dispiace per me. Ti vai stilizzando troppo, e ogni anno di più, ogni anno più esòtica, più Milano; ed io non ti riconosco più. Sei volata via, vècchia Bologna? Vècchia torre degli Asinelli, se hai giudìzio,