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vano con le loro mammelle quei morti, che allora èrano pìccoli bambini, èrano tènere carni. Molte di quelle madri avranno trepidato e chiamato il mèdico per una pìccola febbre dei loro piccini. Ebbene, valeva la pena di tutto questo lavoro? Questo, niente altro che questo è l’idea fissa, qui. Anche qui nel treno sento che ognuno ha, che ognuno parla del suo pìccolo, del suo grande, del suo dolce, o del suo greve lavoro. Lavora il trenino che ànsima, lavòrano laggiù i falciatori, lavora il sole lassù. Perchè? Io piego il capo sul bràccio: mòrmoro questo nome solo consolatore: Cristo, Cristo, Cristo!



Il trenino che monta ad Asiago è molto pieno di gente: esso si arràmpica un poco con le sue gambe, cioè con le ruote, ma poi domanda l’aiuto e va per mezzo di una ruota dentata. Naturalmente va su quasi a passo di uomo. È un interessante spettàcolo perchè la pianura sembra sprofondate. E dopo un’ora e più di salita, ecco si apre un immenso pianoro ondulato, una conca