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iv. - Quattordicimila morti! 25

so perchè guardo in su e vedo la piràmide di quattordicimila casse da morto.

È orrìbile! Ma la gente nella luminosa carrozza di terza classe, è tranquilla. Guardo il mio dolce alpino davanti a me. È tranquillo. Guardo nei campi le tranquille òpere geòrgiche; i falciatori recìdono con le falci l’altìssimo fieno. Eppure, ora, in un campo del mondo, esìstono quattordicimila morti; una piràmide di quattordicimila morti! occhi spenti, membra inerti! No! no! Io non vòglio lasciarmi vìncere dalla pietà. In natura non esiste pietà. Perchè allora deve esìstere in me? Ma certo è una visione macabra, quattordicimila morti! Per fortuna sono lontani. Via questa brutta visione di quattordicimila morti. Non vuole andar via. Pensiamo allora così: i turchi sono bàrbari, i serbi sono più bàrbari; i bùlgari sono barbarìssimi; i greci sono una mera denominazione e non hanno più nulla a che fare con l’amico Sòcrate.... La visione macabra non va via. Se ne sovrappone un’altra, anzi. Se vi sono quattordicimila morti, logicamente vi sono o vi sono state quattordicimila madri. Esse all’incirca venti o venticinque anni fa, alimentà-