Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
iii. - Il mattino a Vicenza | 21 |
zaro: le dame in tupè bianco: i signori xe tuti lustrìssimi, con bei panciotti a fiorami: sièdono presso una bella fontana, fra quella verdura. Si dòlgono si pèntono di lor dolci peccati, e se li accarèzzano: si scambiano motti leggiadri in francese e in italiano venezièvole.
Ma Franco e Luisa del Pìccolo Mondo Antico non sono lì. Essi stanno in disparte ed immoti: i loro occhi tranquilli e tetri si vòlgono verso la terra, dove siede di per sè, immèmore, la pìccola Ombretta:
Ombretta sdegnosa del Missisipì.
Ella porta le pòvere scarpette, cucite da sua madre; ella giuoca immèmore con una sua pòvera bàmbola. Perchè lagrimai allora in quel mattino? Perchè vidi anche la barba nera, il volto tèrreo di Giovanni Segantini che dipingeva con sacri segni quel quadro, dove sopra un cimitero due àngioli sostèngono verso il cielo una pìccola creatura?