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ii. - Luci nella notte 13

miro, ma non sono per me. L’Astichello, questi pensierini soavi, tèneri, religiosi, queste belle armonie, creda mi fanno bene. Quanta pace....»

Ed ecco perchè lo Zanella mi diventò un poeta del Settecento: e Vicenza con l’Astichello una cittadina arcàdica.

Sopra Vicenza c’è Asiago, i sette comuni di Asiago: «Colònia linguìstica straniera nel territòrio linguìstico», come è spiegato in un manuale di letteratura italiana. Ma che bàrbaro italiano.

E allora mi tornò alla mente un mio compagno di collègio al Marco Foscarini di Venezia, il quale era di Asiago, parlava tedesco e si vantava di èssere discendente dei Cimbri. Gherardo era il suo nome, ed anche nell’aspetto era quasi cimbro: massiccio, alto, occhi freddi, cèruli, capelli irti di un biondo pàllido. In quei tempi in cui nelle nostre scuole tutto era tedesco, dalle edizioni Taübner al bastone Jäger, quel mio compagno Gherardo era molto stimato dai professori. Egli poi aveva instituito in collègio una spècie di Santa Vehme o tribunale secreto, da cui io subii molte condanne. Le mie tènere spalle prèsero molti e segreti pugni: