Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
240 | viàggio d’un pòvero letterato |
casa: egli non aveva vergogna se non aveva salotto. La casa era piena di libri, di fiori; e dietro la casa c’era un grande orto, ricco dei bei doni della terra. La signora servì la limonea. Mi pregò di non guardare la casa: «mio marito mette i libri da per tutto».
— Come fa, dottore — domandai — , lei uomo di stùdio, a vìvere qui fra questi?... — E non riuscivo a dire uòmini.
— Ma tanto qui come a Milano, come a Roma — disse sorridendo il dottore — son tutti uòmini; è questione di levare un po’ la scorza.
— Non desìdera di lasciare la condotta, trovare occupazione altrove?
— Non desidero.1
Ed ecco entrò un villano col cappello
- ↑ Allo scòppio della guerra (1915), il dottor Carlo Grigioni abbandonò condotta, famìglia e andò semplice soldato: perciò non pareva sàvio ai buoni abitatori del luogo. Sentii dire che lo avèvano visto a Forlì in piazza d’armi con lo zàino o il fucile. Così in fatti lo vidi e stemmo un pomerìggio insieme a Brisighella, dove egli, nelle ore di riposo, si occupava ad illustrare il luogo per le Guide del Touring. Non so poi se àbbia ottenuto il grado di ufficiale mèdico, ma credo di sì essendo egli assai valente.
(Milano, 20 novembre 1916).