Pagina:Panzini - Viaggio di un povero letterato.djvu/255


xxi. - L'alloro ed il cipresso 239

tipia, dove ancora la mano del babbo sta posata su quella stessa testolina infantile: — si distingue appena un po’ il nero degli occhi, ma è lui, Giovannino. Questo voglio dire — continuò il dottore — che vi sono molte cose che ancora non sappiamo. I crìtici dìssero che il dolore del poeta per la uccisione del padre era diventato un sèmplice dolore artìstico. Fu, invece, un dolore vero, quasi fosse stato egli, insieme col padre, trafitto.



Si parlò di altre cose che qui non è il caso di riferire. — Piuttosto si può dire — disse il dottor Grigioni — che, nella vita, Pàscoli fu un tìmido, forse un dèbole verso gli uòmini.

— Forse — risposi; ma poi mi ripresi e dissi: — Ma che cosa sono gli uòmini? Pochi come lui bussàrono alle porte del Mistero con tanto ardimento.

— E anche questo è pur vero — disse il dottore.



Uscimmo all’aperto, infine. Dopo, del Pàscoli non si parlò più.

Il dottore volle che entrassi nella sua