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xxi. - L’alloro ed il cipresso | 235 |
Intanto un uomo era balzato dalla bicicletta.
— Il papà — dìssero festosamente Iris ed Eros.
Era il dottor Grigioni: non un barbuto e grave uomo, ma un giòvane uomo sèmplice, vivo, cortese.
Egli mi spiegò quel poco che c’era da spiegare.
Ma io sentivo che la depressione aumentava dentro di me. Il giardino pieno di fiori era triste ai miei occhi come il prato dell’asfodelo, per cui gli antichi imaginàrono andare i morti: l’alloro aveva una immobilità cupa e dolente. Dove sei tu ippogrifo dalle brìglie d’oro su cui volò il giovanetto nel suo gran sogno di vita? Casetta, nido di allòdole fra il grano, triste tu mi apparivi allora come un nido abbandonato.
— Andiamo, andiamo, dottore — dissi.
— Non vuol vedere il museo?
— Ah sì; ma non importa.
— Già che è qui....
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Andammo a vedere il museo. Esso è nel Municìpio. Iris ed Eros fùrono mandati a prèndere le chiavi. Andàrono di