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xxi. - L’alloro ed il cipresso | 231 |
scompìglio nel ritmo sèmplice di una buona casa di villàggio. Io ne fui mortificato. La mòglie del dottore, una giòvane signora, che venne ad aprire, mi parve anche più mortificata per l’assenza di un salotto, oppure perchè il dottore non era in casa. Carlo non c’era. — Carlo non c’è! Oh, se avesse imaginato.... Ma forse è ancora in paese. — Ed ella lanciò Eros, il figlioletto, a cercare se il babbo fosse nella farmacia. Lanciò anche Iris, la figlioletta.
Ma Iris tornò annunziando dolorosamente che nella rimessa non c’era più la bicicletta.
— Allora si vede che è andato per qualche vìsita d’urgenza, ma fra poco ritornerà.
La signora, quella buona pìccola signora, con quella sua ùmile squillante voce càndida, parea come mandare messaggi aèrei per la campagna: «fa presto, Carlo! C’è qui quel signore tuo amico, che è venuto a trovarti».
Mi offerse pavidamente di entrare. Io dissi che intanto sarei andato a vedere la casa del Pàscoli....
— E intanto Carlo verrà; e tu Iris, e tu Eros, accompagnate il signore....