Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
230 | viàggio d’un pòvero letterato |
cali, fra pagliai giganteschi: melagrani rossi, eliotropi gialli, tutti i fiori della fiammante estate.
Non si poteva dar pace il fiaccheraio che tanta ricchezza fosse per uno solo.
Io gli parlai allora mansuetamente della vanità di così sterminata ricchezza. Lo assicurai che a me avrebbe fatto paura tanta ricchezza nè avrei saputo come amministrarla. A lui non faceva paura, e quanto ad amministrarla ci avrebbe pensato lui. Poi gli parve che io lo beffassi; e perchè cercavo di persuaderlo che io non lo beffava, disse: — Lei svària! — che vuol dire: «Lei va nelle nùvole».
«Sì, anche. Anzi non dico di no.
Eppure se non ci fòssero stati gli uòmini che vanno nelle nùvole, voialtri camminereste ancora su quattro zampe!»
★
Le casette basse di San Màuro ci vènnero incontro. La vettura balzò sull’acciottolato. Entrammo nel borgo.
Ho bussato alla casa del dottor Grigioni.
L’arrivo inatteso di un forestiero che si presenta in carrozza, gènera un pìccolo