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xxi. - L’alloro ed il cipresso | 229 |
di questo solitàrio che cantava così dolcemente davanti alla porta dei morti. Se non che quando la Glòria arrivò, il poeta aveva già i capelli grigi, e le belle donne, si sa, non bàciano capelli grigi. Sono scherzi degli Dei, i quali non dànno mai in terra doni compiuti.
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Ma il fiaccheraio era tediato di quella troppo lunga mia sosta davanti al greppo e alle pioppe luminose. Io tacevo. Ma non taceva l’ànima romagnola del fiaccheraio. «Quella gran villa chiusa, tutta proprietà di un solo padrone, con tanti poderi»..., e lui doveva pagare l’affitto per due buchi di càmere! Ciò lo esasperava.
Pazienza, amico; e spera nell’avvenire!
Gli dissi infine che si poteva avviare verso San Màuro.
Si avviò. Ma la sua ànima rimaneva esasperata. — Guarda qua! guarda là, boia de Signor! — diceva ogni tanto.
Dovunque si volgesse lo sguardo, èrano tutte fattorie con lo stemma della casa Torlònia; pìngui campi: gran verde, fuor della terra nera: case colòniche patriar-