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xx. - Dunque ròndini, addio! | 203 |
setta non c’era nessuno del pòpolo. C’era Don Serafino e altri preti, che li vedevo su la cantoria aprire la bocca nera. Ma il pòpolo non c’era. Esso, in questi ùltimi tempi, ha imparato dalla bocca eloquente dei suoi apòstoli che Dio non c’è, e ha disertato la chiesa, e non si sofferma nemmeno su la porta della chiesa, perchè questa buona gente può crèdere o può negare, ma non si può soffermare sul limitare del dùbbio. La cosa mi ha fatto dispiacere, non perchè la negazione di Dio non sia anch’essa un’opinione rispettàbile; ma perchè sentir negar Dio all’osteria tra i fumi del vino e l’odore del pesce fritto, fa venir la nàusea.
Si può riconòscere per altro che l’apostolato della negazione di Dio non sta a sè, ma fa parte di tutto un più vasto programma che sarebbe questo: «i pòveri hanno diritto di godere come i ricchi». Questo è un programma attraente ed accessìbile alla intelligenza di tutti. Esso ha fruttato una bella fioritura di òdio fra questa buona gente contro quelli che sono chiamati signori; ed ho veduto molti signori rimanerne impressionati. A me la cosa non ha fatto però troppa im-