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xix. - La festa della mamma 197

con garbo e cortesia lo stesso, io spero. Siamo della stessa città e mi conosce.

Lo chiamai amichevolmente per nome. «Oggi è la festa della mamma. Datemi dei bei dolci.»

Non mi ha udito; ma mi ha visto. Sì bene, mi ha visto ed anche udito; e mi prega anzi di non ingombrare le sue vetrine coi miei grossolani involti.

«Servìtemi presto.»

«Presto non posso. Prima vi sono queste dame e questi gentiluòmini».

«Ma non eravate voi un buon democràtico?

«Io sono sempre democràtico, e firmo ancora i manifesti democràtici; ma quando si lavora in denaro, in denaro — capite — , in quel momento nessuno più è democràtico.»

Un ìmpeto di follia mi vinse contro colui, contro quei gentiluòmini, contro quelle dame.

Via, non arrabbiàmoci, oggi è la festa della mamma! Non entriamo nella sua casa con la fronte ottenebrata. Ecco il dolciere viene finalmente a me. Comperiamo quello che gli piace di darci.

Quanto tempo mi hanno fatto aspettare!