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xvii. - Il rèduce dalla guerra 191

contro quella bandierina; come già, a Borgotaro, dalle labbra del vècchio lavoratore contro la santa terra.



Il soldatino non c’era più.

Uscii dall’osteria, girai per le vie della città, oramai deserte nell’ora della siesta. La città dove ero vissuto nell’adolescenza, dove èrano le case degli avi, la casetta della mamma! Ma la città io non la riconoscevo più: vecchi quartieri èrano scomparsi: vie nuove, case nuove, in nuovo stile èrano sorte. Anche le persone non le riconoscevo più. Stupii di me stesso: «se sotto questa terra non ci fòssero i miei morti, io la guarderei con la stessa indifferenza delle terre iperbòree, dove non sono mai stato.»

Poi mi colse un altro stupore: stupisco vedendo volti di persone che èrano vive allora. Allora anch’io sono vivo, e anche di questa cosa ho stupore. Ma come sono ben conservati! Come hanno fatto a conservarsi così? Essi èrano meravigliosamente conservati. Io sono vivo, ma devo èssere così mutato che essi non guàrdano nemmeno.