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xvii. - Il rèduce dalla guerra | 187 |
— Ma non sapete — dìcono essi — che voialtri militari non potete viaggiare coi diretti?
— Ma se ho scritto a casa che arrivavo stasera!
— Ma se ha scritto a casa, torni a riscrìvere: arriverà domani sera! Presto presto!
Si ribàttono gli sportelli, il diretto è partito. Il bersagliere è rimasto a terra.
Sono rimasto a terra anch’io.
Vedo il bersagliere, con la sua bandierina su l’elmo, trapassato dalla pallòttola del fucile Mauser, che segue il folgorante berretto del signor capo stazione, in grande stiffèlius.
— Ma lo sanno — dice il signor capo senza piegare la direzione del suo berretto, — lo sanno bene che loro militari non pòssono viaggiare così diretti.
«Oh, signor capo, fàccia viaggiare il soldato, rèduce dalla guerra, aspettato da sua madre, lo fàccia viaggiare non soltanto in diretto, ma in prima classe. Chi lo vieta? La legge? Ma quando la legge ci comanderà di morire per la pàtria, come potremo noi ripètere i versi del poeta: Dic, hospes, Spartae te hic nos