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186 | viàggio d’un pòvero letterato |
voci: Evviva! Non venite, graziosi bebè? Perchè? Non è questo il soldatin che va alla guerra, màngia, beve e dorme in terra? È sùdicio? è scarmigliato? Già, non ha usato lo shampooing! Orrìbili insetti si infiltrano in chi dorme su la terra di Lìbia che nutre le serpi e i leoni! È tèrreo? Effetto dell’acqua di Marsa-Susa. Ha gli occhi che fanno paura? Effetto di Saf-saf.»
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Ma ecco fra l’intrèccio dei binari, precìpita, si arresta il diretto.
— Lìnea Bologna-Milano! — si sente chiamare.
Dagli sportelli di prima classe qualche piedino vezzoso appare. Deliziosi visetti scrùtano. Altre valigette, altri fiori, altre piume, altri bebè, altri cagnolini in bràccio. V’è chi scende, v’è chi sale. «Oh, signor conte, signora contessa!»
— Ma cosa fa quel militare, laggiù in coda...! — io sento gridare.
Due, tre guàrdie del treno si precìpitano, fèrmano il bersagliere che già è salito a metà, e lo fanno scèndere.
— C’è la terza! — lui dice.