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xvii. - Il rèduce dalla guerra | 185 |
bespierre, faceva lo svenèvole in lingua fiorentina con una signorina smancerosa, magrolina, fresca come una gardènia, che rispondeva in lingua bolognese.
Lui, il bersagliere dalla penna spezzata, era solo, solo, solo.
«Signor conte, signora contessa, signor commendatore, signor usuriere dal trabucos, signor giovanottone dal collarino ultra-pschutt, signorina gardènia, andiamo a fare una bella ovazione al soldatino sùdicio che torna dalla guerra e sta solo, solo, solo! Ad firmandum cor sincerum, sola fides sùfficit.»
«Siamo andati, siamo andate quando ci fu la Messa di suffràgio per le ànime dei militari morti in Lìbia; siamo andati, siamo andate quando hanno recitato il discorso sugli eroi; siamo andati, siamo andate quando hanno distribuito le medàglie agli eroi. Abbiamo tricoté i berrettoni per l’inverno e le zanzariere per l’estate.»
«Allora su voi, da bravi, bambini, bei bebè dalle brachesse olandesi, andiamo a fargli festa, e belle carezze, e belle carole attorno al bersagliere! battete le pìccole manine, gridate con le argèntee