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xvi. - Pax tibi, Marce, Evangelista meus 167

infedeltà et abuso del pròprio ministero. E vi sono i sigg. fratelli Antònio e Zuanne Stralico, ossia Sirùpolo, ragionati [che senza dùbbio vuol dire «ragioniere», come dìcono ancora a Milano] ed altri notari, ed altri ragionati e camerlenghi, tutti rei di enormi gravìssimi pregiudizi inferiti al pùblico patrimònio.

Si rubava dunque il denaro pùblico anche sotto il tremendo governo della Repùblica di Venèzia?

«Sempre usato, signor, da che mondo è mondo, — mi risponde il signor Bodù. — E xe question de istinto, vèdalo: come i ragni che hanno all’estremità dei polpastrelli della roba che attacca; e adesso poi coi chèques e coi biglietti di carta fìlogranata xe anche più fàcile che ai miei tempi».

Quello che diceva il signor Bodù era esatto, e non c’è dubbio che il molto denaro permette all’uomo di invertire le stagioni, come ne fanno testimonianza i giardini d’inverno nei grandi alberghi; come ne fanno testimonianza, dietro le lastre dei sontuosi negozi, le fràgole in gennaio per soddisfare il delicato e formidàbile appetito della donna; e così il denaro fa sì che i due cialtroni che