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162 | viàggio d’un pòvero letterato |
Però mi sono antipàtici quei troppo ben pasciuti piccioni che bèzzicano la limòsina da tutti! Sono conosciuti anche in Germània i piccioni di San Marco ed hanno già il nome germànico: die Sanct-Markustauben!
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È accaduta una cosa strana: sopra la torretta dell’orològio, i due neri giganti di bronzo che bàttono le ore, le mezze ore col lungo martello, si sono mossi, ed hanno battuto le ore e le ore si sono mosse. Facèvano pure così molti anni addietro, quando ero in collègio a Venèzia e allora mi fermavo a guardare i due giganti e le ore che andàvano via e dicevo: «Come è bello!». Non è dùbbio che per tutto questo tempo i giganti hanno seguitato a bàttere le ore, così: il loro martello si sposta e si muove appena, ma adesso io sento che l’eco della campana si dilata, è immenso: le mie orècchie hanno udito parole profonde, nere, piene di paure. Ma due amanti, lui un giovanottone tedesco, lei una cosina gràcile, sospesa a quel suo màschio, guardàvano in su come me, vicino a me,