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146 | viàggio d’un pòvero letterato |
direbbe! Guardi mo’. — E additò tutti i punti cardinali della càmera. — Come si fa? Ci vuole pazienza.
— E questa coperta del letto la chiamate bianca voi?
— Sangue della Madonna, — esclamò — l’abbiamo cambiata ieri. Si pulìscono le scarpe, sti boja!
Dissi:
— Molto sporchi i tagliani!
— Tutto il mondo è paese, caro il mio signore — rispose con rassegnazione. — Vuol dire poi che chi è sporco per un verso, e chi è sporco per un altro.
Poco dopo sentii bàttere discretamente all’ùscio.
— Cosa volete?
— Scusi sa, ma c’è il nome e cognome da mèttere. Adesso vògliono anche questa roba qui, e ci vuole pazienza.
Tracciai sgarbatamente il mio nome con caràtteri gòtici, mutando la i in y: qualcosa di incomprensìbile.
Il mio òspite non replicò, ma mi parve che se ne andasse mandàndomi un accidente.