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xiv. - Pècore e uòmini 143

Due, tre, parècchie donne pedàlano ardite e un po’ scomposte, sul largo piazzale della stazione.

Oh! Romagna, dolce paese democràtico!

Oh, Romagna, generosa Romagna, forte ed ospitale Romagna! Io non dico di no. Ma dal tempo in cui l’Ipèrbole mi ha privato del benefìcio della sua protezione, io non godo più la giòia di questi attributi alla forte Romagna. Io non ammiro più le vostre risolute bestèmmie; io non poso più volentieri le labbra sul vostro ospitale bicchiere. Quanto alla democrazia, è un altro affare. Nel tempo che vissi in Romagna, fui molto avvilito a sentirmi sempre interpellare con un: “Puvrèin!„ Poverino, qua; poverino, là! Lo dicevano per modo di dire, e gentilmente; e certo bene considerando, tutti noi siamo poverini. Sarà democràtico quel «poverino», ma è seccante. E poi perchè ai cavadenti di piazza, ai tenori, ai ricchi proprietari di cavalli non dicono puvrèin?