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xiii. - La pupa, il prete e la guerra | 137 |
della fame: è capace di mangiare più volte il suo peso: ha denti e artigli formidàbili per la distruzione. Distrugge in fatti le radici delle piante, e i contadini quando tròvano una talpa, la uccìdono, anzi ne fanno estermìnio. Se non che la talpa non mangia le radici, le rompe soltanto per poter così dare la càccia sotto terra ai vermi e alle larve di cui è insaziàbile. Distruggiamo le talpe? Non dico di no, ma allora la terra è invasa dagli spaventosi insetti infiniti, nati dalle larve; e il rimèdio è peggiore del male! Pensi, volevo dire al lavoratore, che in alcuni paesi si fa commèrcio non solo di talpe, ma di animali anche più immondi, come rospi, bìscie, per salvare la agricoltura, e distrùggere le bestioline pìccole con le bèstie più grosse. Finora non c’è rimèdio migliore. Il nostro torto filosòfico è di considerare gli uòmini per uòmini; chè se li considerassimo come animali, dovremmo ammèttere che mègio de cussì no la poderia andar.
Ma questo ragionamento era troppo complicato e mi accontentai di pagar da bere al vècchio lavoratore.