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136 | viàggio d’un pòvero letterato |
ognuno viva secondo la pròpria prèdica. Ma sapete, buon uomo, che molti per vìvere secondo la pròpria prèdica sono diventati così magri, da sembrar trasparenti, oppure sono finiti in manicòmio? — Ma nella casa del prete, — domandai osservando mèglio — c’è anche un’osteria.
In fatti sopra la porta c’era un cartello che nell’andata non avevo veduto, e diceva: «Salumi di Parma e vino nostrano».
Come si può combinare — io pensavo — la prima scritta «Senza Dio noi non siamo nulla» con «salumi di Parma e vino nostrano»?
Io al vècchio lavoratore volevo spiegare quel poco che so del mistero della creazione. Vi sono gli uòmini divoratori, così per istinto, come i rondoni, le talpe, i pescicani, sempre in moto con le fàuci spalancate. Napoleone non diceva, e lo confessava come una sua malattia, che per lui la guerra era un istinto, come per il violinista suonare il violino? Che farci, vècchio lavoratore! Distrùggere i divoratori, i pescicani? C’è tutto un partito che ha questo programma, e poi? Pensavo alle talpe. La talpa è il lìrico