Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
134 | viàggio d’un pòvero letterato |
ore. Mi ricordai che presso questo castello passò negli anni 1494 Carlo VIII, re di Frància, quando mosse alla conquista del Reame di Nàpoli.
Il merìggio divampava ardente fra il silènzio dell’Appennino. I bimbi, infilzati su le baionette bùlgare, mi chiamàrono alla mente il re Carlo VIII, con la lància alla còscia, che infilzava l’Itàlia. Federico Nietzsche diceva: «Benìssimo!» e l’onorevole Luigi Luzzatti diceva: «Oibò!».
Queste stravaganti fantasie mi ballàvano dolorosamente nella testa in quel merìggio. Tutt’effetto di nervi non riposati. Se avessi riposato la notte a Pisa, il pensiero doveva essere questo: «Dove è un’osteria? dove si màngia bene a Borgotaro?»
Me ne tornai indietro da Borgotaro senza far colazione, in compagnia di un vècchio lavoratore che incontrai per via. Gli domandai — come vi passammo davanti — a chi apparteneva la casa su la quale era la scritta, «Senza Dio noi non siamo nulla».
— Èccolo che vien fuori adesso — disse il lavoratore.
— Quel prete?