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116 | viàggio d’un pòvero letterato |
la sua magra figura; — non sarà contessa o marchesa: ma nòbile è certamente! Ammette qualche privilègio per gli scienziati e per i poeti. Si rivolge al suo Creatore senza interposta persona: «Ecco, o Dio, a te la mia ànima».
Domattina avrei trovato tutto aperto: la chiesa e il cimitero. Ma non era il caso di ritornarvi. Il trionfo della morte dell’Orcagna, con quei cavalieri che si arrèstano davanti alle bare, lo vedremo quando che sia.
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Mi avviai io pure. Non era così caduta la sera che alla luce ancora sospesa nell’aria, non distinguessi in una piazzetta, deserta allora, un edifìcio di nòbile fattura antica, da gèmine scalee esterne aggraziato, le quali sul chiuso portone in alto si congiungèvano.
Una scritta dicea: Scuola superiore di magistero. Una stàtua marmòrea, guerriera, dominava la solitùdine della piazzuola. «Deve èssere — pensai — la simbòlica Minerva, dea della sapienza, perchè questa è la casa della sapienza. Ve ne sono anche altre in Itàlia: ma questa è una delle case più pregiate.» Qui stu-