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PREFAZIONE.
Questo libro nàcque senza l’intenzione di diventare un libro. In orìgine èrano note, o segnalazioni, le quali — in questo mio viàggio nel lùglio del 1913 — battèvano con tanta insistenza nell’apparècchio del cervello, che fui costretto a trovare un lapis e un taccuino.
E come i quìndici giorni del viàggio finìrono, mi distraevo a Bellària nello sviluppare quei segni ed appunti.
Capitava allora, assai spesso, su la bicicletta, nel gran sole del mezzodì, l’alta figura bianca di Renato Serra; e ricordo che gli lessi quel capìtolo che comìncia: Pisa, Battistero, Chiesa e Cimitero e poi il campanile che suona o suonava una volta.
Ricordo che poi volle lèggere lui, e lesse, e segnava le pose con quella sua voce pacata e pura, che era sua singolare maniera di lèggere, quasi attendesse