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104 | viàggio d’un pòvero letterato |
odorava di felsina, e di gaggie, in quella sua composta signorilità. E si vedèvano i pochi edifici sopra i colli imminenti, spiccavano con purità ellènica.
Poi, non so come, sentivo mormorare questi versi del pòvero Severino Ferrari:
Vedi?
L’alba s’accende ed alza le ben cento
Torri Bologna fùlgida a’ tuoi piedi.
E Severino Ferrari richiamava Biancofiore:
O Biancofiore, i tuoi rìccioli d’oro
Come belli dormian sovra il tuo sen!
E allora anche Carducci, così maldestro a cantare d’amore, si commoveva per consenso, e sospirava:
O alti pioppi che tutto vedete,
Dìtene, adunque, Biancofiore ov’è?