Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
94 | viàggio d’un pòvero letterato |
— Come ci starebbe bene una réclame tutta in bianco: «Casa Daruk e compagni. Grammòfoni insuperàbili!».
Un campanile aguzzo, un aggruppamento di case biancheggianti, su di un pòggio, ci venìvano incontro rapidamente.
L’automòbile si arrestò alle prime case dell’abitato. Il conduttore scese, gridò:
— Monghidoro! Mezz’ora di fermata.
Raccolsi le mie cose: mi preparai a scèndere. Salutai il compagno.
— Ma non diceva lei che andava a....
— A Scaricalàsino — risposi. — Monghidoro e Scaricalàsino sono la stessa cosa.
Mi guardò come temendo d’èsser beffato.
— Credevo — rispose — che fosse un nome inventato, ma che il paese non esistesse....
— Non esiste Scaricalàsino? Paese irreale, chimèrico Scaricalàsino? Ma è paese reale, ed è questo: Scaricalàsino! Domandi, ed il pòpolo le dirà Schergalesen! Non sente lei, giòvane e bell’amico, un’ebbrezza nel ripètere a se stesso: «La terra che io calco è Scaricalàsino! l’aria pura che qui respiro è aria di Sca-