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92 | viàggio d’un pòvero letterato |
i tourniquets! Roba da matti! Se ci imbattiamo in un’altra automòbile, mi dice lei dove andiamo a finire?
— Più di morire — risposi — io credo che non ci possa capitare....
— E le par poco? Mi par tanto! — E voleva dire: «Allora, addio cappellino extra-extra, addio spaghetti col sugo, addio fràgole e signorine».
— Ma scusi — obbiettai — se lei deve andare soldato, con la guerra che c’è in Lìbia, con questi nuvoloni neri che passano sull’orizzonte d’Europa, è mèglio star preparati.
— Per questo sono a posto: fìglio ùnico di madre vèdova! — esclamò allegramente.
— Va bene! Però ammetterà che una volta o l’altra bisogna morire....
— Di questo poi non me ne parli, sa! Mi vèngono i brìvidi solo a pensarci.
— Eppure avrà inteso dire che una volta o l’altra bisogna morire....
— Così ho inteso dire, e così sarà: ma io non ci penso. Mi viene una paura, se ci penso! Quasi quasi farei la strada a piedi. Questa è una corsa alla morte!
Io dissi allora gravemente: — Thànaton gar dediènai oudèn allo estì e sofòn