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94 i trionfi di eva


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Rideva l’alba al mattino; le lagrime della notte splendevano come le gocce della rugiada che la rosea aurora rinfranse.

Le rondini squillavano festose sotto la gronda.

Egli si destò: sorrise dei suoi fantasmi, si placò nella sua passione: il sogno doloroso cedeva alla realtà ed alla ragione. Tuttavia la scatola dei dolci rimaneva ed egli disse: «Povera ragazza! questo è stato un pensiero gentile. Bisognerà andare per ringraziarla!»

E disse queste parole forte quasi per persuadersi al suono delle parole che l’animo non diceva di più. Ma in verità, l’anima di Leo voleva dire di più.

E Leo andò in casa di Regina. Se non che quando la signora di casa gli aperse, egli si avvide che era troppo presto per una visita, e ne ebbe pentimento e voleva ritornare. Ma gli fu risposto che a quell’ora Regina era sempre levata.

Egli si sentiva assai turbato, assai impicciato. Le semplici parole: «Il suo pensiero è stato molto gentile ed io vengo adesso per dirle grazie» gli parevano poche. Bisognava dire