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il trionfo della penna d’airone 89


— Eppure otto anni or sono, così, per questo viale, qui, più tardi che quest’ora, così fu sepolto mio padre che non ebbe colpe!

— Così senza croce? così orrendamente come di soppiatto? — chiese Regina.

— Così orrendamente! — ripetè Leo confermando — No! via via! via! via, dico! — e le mani di lui ferocemente, villanamente avevano ributtato le mani di lei che lo avevano afferrato alle spalle, al collo, alle guance.

Un enorme singulto aveva gonfiato il petto dell’uomo ed era scoppiato in orrido pianto.

Ella assistette al suo pianto: lì presso, immobile e la mano, levata per appressarsi a lui, non osava e tremava dalla pietà di bagnarsi di quelle lagrime disperate dell’uomo.

Egli si vinse però con uno sforzo supremo, ma bensì fremeva e ruggiva della sua debolezza, della viltà con cui quella confessione era venuta spontaneamente alle labbra, come un rigurgito.

Poco dopo si tranquillò: un esaurimento di forze che pareva dolcezza, subentrò a quello spasimo e disse con voce calma:

— Vedete, è stato così: io faceva qui il primo anno di legge, quando, in questo ospedale, venne mio padre per curarsi di un male che non perdona.

Ogni tanto usciva e mi aspettava qui di fronte all’ospedale, in un sedile, sotto questi tigli. Io non avevo allora un’idea esatta del perchè si