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il trionfo della penna d’airone | 83 |
stanzetta povera, nuda, non offriva alcun nascondiglio. Alzai il capezzale e sotto vi occultai la scatola.
Al mattino seguente in camerata, dalle sei alle otto, era tempo di studio, a lume di gas.
Ma per capir bene, bisogna che sappiate come fra quei marchesini, fra quei S. Luigi blasonati, esistesse una vera e perfetta camorra.
Date un ambiente sociale falso e viziato, e voi avrete naturale e spontaneo il fenomeno della camorra, nel modo stesso che se non rifate il letto e la stanza, vi si annideranno le cimici. Il linguaggio simbolico, i segni di riconoscimento, l’astuzia e la violenza collegate insieme, il segreto, la vendetta, l’omertà: non mancava niente! Mi stanno ancora alla mente certi fenomeni di depravazione e di raffinatezza del vizio che se li leggessi in un libro di patologia, stenterei oggi a crederli. I prefetti stessi subivano, che v’ho a dire? il fascino di quella corruzione: molte volte la alimentavano essi stessi spiegando in segreto alle avide orecchie, ai viziosi sensi mal desti, le oscenità dei sessi. Accumulate per anni questi adolescenti, questi efebi, assieme; provocate la pubertà nella serra dell’inazione forzata; nutriteli di ipocrisia obbligatoria; impedite il sano sviluppo organico con una disciplina stupida ed inumana, e il fenomeno patologico e il pervertimento scoppierà da ogni parte come uno sfogo voluttuoso. E dire che sono cinquecento anni