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82 | i trionfi di eva |
di caramelle, cioccolatte, pasticci d’ogni maniera.
Si sentiva sino ad ora tarda in dormitorio sgretolare dolci, e ogni tanto a me: «Ehi, Corame, ti sei divertito? era buona la panna? Con un franco ne danno da riempire un pitale. E il pranzo era buono in casa di Gattina arrabbiata! Per un republicano di Sparta basta la broda nera.»
Gattina arrabbiata era il sopranome del raccomandatario.
E, a proposito di dolci, mi ricordo che una volta mio padre me ne comperò una scatola, seguendo le mie precise ordinazioni. Il contrabbando fu eseguito felicemente: chiuso nella mia stanzetta, dopo essermi bene assicurato che nessuno mi vedesse, alzai devotamente i quattro veli di carta ricamata che coprivano la scatola. Un tesoro! I marroni canditi gemevano il loro rosolio sugli ananassi e su certe meravigliose prugne verdi, grinzose, dense. I fondants, dal lilla tenue al rosa ardente, erano allineati su di un letto di cioccolatte finissima.
Povero babbo mio! mangiando quei dolci, io mi comunicavo con lui come i credenti comunicano con Cristo quando sulle labbra loro si posa l’ostia consacrata. Lagrimavo di commozione e di gioia.
Dove nascondere il meraviglioso dono? A quale angolo confidarlo? Il tempo stringeva. La