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80 | i trionfi di eva |
colate, quei dolci siropposi che gemono icore e colore da tutti le parti. Ci lasciavo gli occhi nelle passeggiate! Ma il mio raccomandatario si accontentava di comperare una di quelle squallide ciambelle come se ne mangiavano anche in collegio.
Giunti a casa, doveva giocare e far divertire i suoi molti figliuoli: dalle tre alle cinque su e giù in piazza alla musica, dove mi vergognava a fianco del soprabito ritinto del raccomandatario, che era appunto il più umile e spregiato professore del ginnasio.
Alle cinque, pranzo col lesso di pollo, un piatto d’arrosto, dolci e bottiglia di vino moscato, la cui stappatura era una cerimonia: tutto ciò con la raccomandazione di bere e mangiare molto «perchè di questa roba tu non ne mangerai in collegio di certo.»
Alle sette, a spasso con tutta la famiglia. Io avanti a dar la mano ai piccini, dietro i coniugi, infine la nonna e la fantesca che in quelle occasioni solenni otteneva di lavare i piatti al mattino. Io arrossivo e fremevo di trovarmi in quella processione!
D’inverno, si andava a mangiare la panna montata con le cialde, d’estate a sorbire il gelato.
Alle otto precise, ritorno in collegio.
Giunto alla presenza del rettore, venivo riconsegnato regolarmente.
In quelle occasioni il rettore si ricordava che