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74 | i trionfi di eva |
cronica è il più terribile degli anestetici! Ma oramai Leo avea cominciato a salire: il maledetto salame cotto — ricovero di ogni rifiuto organico — era serbato ad altri: ora lui era nutrito, vestito. La gente ascoltava la sua parola e perciò le idre non spente dal gelo, ma animate dal sole, sibilavano. Ciò che Cristo non volle!
Che rispondere alla donna che aveva indovinato?
La parola già animata e turbata di Leo discese allora, quasi con voluttà, a parlare di sè. Poteva essere una giustificazione ed anche una deviazione alla domanda: «Perchè questo odio?»
Come la nave sbattuta dalla tempesta, se può ricoverare in un porto o nella rada, fende con la violenza impressa il nuovo tranquillo specchio delle acque; così Leo agitava le memorie della adolescenza con il fremito e con la passione di allora, ed ella ascoltava la parola dell’uomo come se la trama della vita di lui s’intrecciasse con i fili della sua vita.
Disse Leo:
— Voi, cara, che vi meravigliate della mia audacia, sappiate che io, a undici anni, ero non timido, ma timidissimo. Pensate: io, figlio di un modestissimo possidentuccio di campagna, trovarmi fra camerati di cui uno era marchesino, l’altro contino, l’altro ricco bastardo, l’altro figlio di un generale, di un capo divisione, di un banchiere, di un ex ministro, di un milionario e via