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il trionfo della penna d’airone | 69 |
il mestiere di lavapiatti per te: una mezza dozzina di figliuoli da sfamare per ambedue. Ora questa prospettiva non va per me, e credo che tu pure avresti a pentirtene in breve. Ora io voglio fare una carriera splendida e una vita bella. Per tutto questo ci vuole una base economica.» Egli, capisce, Leo, ragiona come voi socialisti: la base economica!
«Dunque — proseguì lui, l’infame — un giovane, anche d’ingegno, anche di buona volontà, se non parte da una base economica di almeno cento mila lire, lavorerà nel vuoto per tutta la vita, e finirà miserabile come ha cominciato. Ora io ho trovato, non cento, ma cento cinquanta mila lire sotto forma di una signorina che i suoi genitori sarebbero felicissimi di darmi in isposa.» Questo in poche parole fu il ragionamento semplice, positivo, pratico che mi tenne il Torri. Così disse e così fece: sposò la sua signorina: un mostriciattolo dai capelli di stoppa e dalle linee rette, e mi piantò come una bella carota. Ebbene, quest’uomo seguita ad essere un galantuomo, un gentiluomo: finirà onorato, stimato, accademico, cavaliere, commendatore. E io cosa sono? Una ragazza vilipesa ed indicata a dito! Ora, finchè simili infamie sono permesse nel mondo, il mondo sarà sempre in rivoluzione. Vi sono tribunali per questi delitti? No! Che cosa rimane da fare ad una povera giovane? Darsi alla mala vita? Uccidere il traditore? Veda —