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il trionfo della penna d’airone 65

perchè? perchè non straluno gli occhi, non torco la bocca alle nequizie del mondo reo, perchè porto i ricci, come se fosse mia colpa se la natura mi ha fatto i capelli ricci, la bocca così, il piedino slanciato, le mani aristocratiche! ah! dimenticavo il più grave: perchè porto l’abito maschilizzante! Gran delitto! un abito comodo, eccolo qui! Ma a loro il mio abito fa venire il mal di mare. Il guaio è che io me ne sono accorta troppo tardi! pensi che anche quando servivo la causa del legittimismo cattolico, nessuna di quelle pie dame ebbe per caso la felice idea di farmi guadagnare quattro soldi offrendomi delle lezioni per qualcuna di quelle spuzzette delle loro figliuole. Che! che!

Per entrare nelle grazie di certa gente bisogna presentarsi vestite a gramaglie come una vecchia; senza ricci, la fronte rasa d’ogni baldanza, come dice Dante, il collo torto come una monaca del Sacro Cuore, far atto di umiltà, di contrizione, di penitenza, strisciare, ungere. Capisce che io non sono buona di far certe parti, che io ci ho la mia dignità, il mio orgoglio? Adesso, anzi, mi farò i bandeaux à la vierge, sacrificherò la mia chioma sull’altare della loro prepotenza! Questo non sarà mai!

«Mai» — confermò la penna d’airone ergendosi anche più fieramente sul capo.

— Del resto non stia a credere che io creda che i rossi valgano più dei neri, i gialli più dei