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il trionfo della penna d’airone 63


— Allora è una cosa lunga quella che lei mi vuol dire — chiese Leo.

— Un pochino!

— Allora s’accomodi: fra questi libri una sedia libera la troveremo. Il mio appartamento non ha maggior estensione di questo studiolo, molto amico alle rondini, e di un bugigattolo per dormire.

Trovata la sedia, seduta Regina sotto la luce, Leo non dovette far grande studio per iscorgere che, se la penna d’airone era tuttavia ben eretta, tutto il resto dovea essere passato attraverso la crisi di qualche battaglia, tra le sirti di qualche tempesta.

Ma interrogare una donna vuol dire, per lo meno, esporsi ad una orazione ciceroniana. Leo perciò ebbe il delicato e prudente intuito di lasciar parlare e nulla interrogare, e Regina parlò.

Si trattava di questo: in un collegio feminile era vacante il posto d’insegnante di storia: molte erano le concorrenti, molti gli intrighi: ora che del Municipio era arbitro l’onorevole X***, domandava il suo valido appoggio perchè il nome di lei venisse prescelto.

Esposto questo, venne la perorazione in questi termini: «Capisce che sono disoccupata e non ho voglia di scioperare? che per vivere faccio l’assistente in una scuola privata dove una negriera di direttrice-proprietaria mi tiene lì fissa dalla mattina alla sera, per un franco e mezzo al giorno? L’anno scorso quando comandavano