Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
il trionfo della penna d’airone | 53 |
prodotto dall’effetto dei venti anni sulla intelligenza, e che ha in sè il beneficio di spingere l’uomo verso l’attività e verso la fede nella vita.
Giacchè uno spirito attivo e credente era Leo: credente negli enunciati della scienza come già le genti credevano nel dogma della Immacolata Concezione, nella Comunione del pane del vino, nel simbolo degli Apostoli, ecc.
Leo non credeva più in S. Isaia, in S. Paolo, in S. Matteo, in S. Giovanni; ma credeva in Darwin, in Carlo Marx, in Haeckel e in altri profeti minori ed apostoli della civiltà moderna. Perchè, a ben pensarci, tutta la questione sta qui: nell’avere cioè una fede e sopra tutto la fede del proprio tempo.
Mettete questa fede in una intelligenza sveglia e in una volontà risoluta come era quella di Leo, e avrete un giovane che, se fortuna l’assiste, si farà largo e poi finirà col camminare sulla testa dei suoi compagni con gran dolore del dogma modernissimo dell’uguaglianza.
E come la delicata e sensibile bontà è la calamita più forte delle disgrazie o per lo meno delle seccature: laddove la presunzione di risoluta violenza ha fra gli uomini la virtù di spazzare gl’impacci e le difficoltà (come il maestrale spazza le nubi e rimena il buon tempo) così Leo un po’ per istinto della sua generosa natura, un po’ per esperienza della dolorosa sua giovanezza,