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268 | i trionfi di eva |
per offrire il solo omaggio che poteva offrire per il riscatto della pena: un bacio!
Allora le mani di Almerigo Crosio si allentarono. Lasciò Puccìn.
Puccìn tornò a palpare i cuscini instabili.
***
E Almerigo Crosio s’avvide che lo sigaro che stava fumando era pessimo, anzi molto pessimo, perchè lo faceva stranamente lagrimare.
***
Ma no! Puccìn mostrava di avere una fiducia illimitata in quell’incognito che gli era stato presentato sotto il nome autorevolissimo di padre: fiducia piena di grazia e di purità: da lui, da lei venuta fuori quella purità mirabile: da lui, da lei, sui quali la vita, la necessità del lucro, del lusso, delle convenienze sociali e via e via, aveano — come tossine de’ microbi patogeni — distillato il veleno terribile dell’insensibilità. Sclerosi dell’Anima!
Eppure quella purità era nata, ed era fatta carne, voce, splendore di rosee carni, di umide pupille, lì presso di lui! O mirabile potenza