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262 | i trionfi di eva |
una bambina con i capelli biondi, ben pettinati e spartiti, e con le sottanine ben rosse.
— Quello lì è il papà! — disse Piero Medici additando il sopraggiunto, con un fremito nella voce.
— Quello lì il papà? — domandò dolcemente Puccìn.
— Sì, sono io il papà — confermò Crosio piegando le ginocchia per mettersi all’altezza del volto di Puccìn.
Puccìn a questa affermazione credette docilmente: congiunse e sporse i labbruzzi.
— Le vuol dare un bacio — avvertì la balia — non vede?
Allora Almerigo Crosio accostò la dura pelle del suo volto e sentì premere contro di sè, come un suggello di purità, la delicata freschezza di quel volto di raso che vedea, si può dire, per la prima volta.
— Ma mi conosce? — domandò Almerigo Crosio levandosi in piedi e voleva dire: «La bambina sa che ha un babbo e una mamma che non siete voi?»
— Sicuro, li conosce tutti! — rispose la balia — Vuol sentire? Puccìn, dove è il papà?
— A Venezia!
— Dov’è la mamma?
— Di sopra.
— Perchè di sopra? — domandò Almerigo Crosio.