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il trionfo di puccìn | 259 |
— Oh, molte, molte, molte! — disse il villano sornione dondolando il capo.
— E avete fatto un conto approssimativo?
— Io, compreso il medico, comprese le medicine....
— Comprese le giornate di lavoro.... — aggiunse Crosio sardonicamente.
— Comprese le giornate di lavoro perdute — ripetè con imperturbabile serietà Piero Medici — compresa la disgrazia di un vitello che mi è morto in quella circostanza, perchè non ci ho potuto badare e se ci badavo non moriva....
— Ebbene, compreso anche il vitello?
— Compreso il vitello, io ho tirato una somma di trecento lire, soldo più soldo meno.
A questo punto ebbe fine il discorso di Piero Medici e a questo punto si turbò, ma fu un istante. Crosio lo vide levarsi in piedi, prendere un’aria risoluta, levar dalla tasca interna della giacchetta non la distinta delle spese, ma una gran borsa piena d’argento che posò fieramente sul tavolo.
— Senta — disse Piero Medici risolutamente — io le abbuono le trecento lire, le abbuono il baliatico, le regalo questa qui e lei ci lascia Puccìn!
Era detto!
Almerigo Crosio quando capì, scoppiò in una risata così allegra come da anni non aveva mai riso.